La Riforma del processo civile
Le nuove Linee Guida di Confindustria per la costruzione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo, ai sensi del D.LGS. 231/01 e le nuove Linee Guida ANAC in materia di whistleblowing
La Riforma del processo civile
Il 18 giugno 2021 sono stati depositati in Commissione Giustizia del Senato gli emendamenti governativi al Disegno di legge delega sulla riforma del processo civile.
Il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha firmato i 24 emendamenti che ora iniziano il loro iter parlamentare, nella prospettiva di un approdo nell’aula di Palazzo Madama a partire dalla fine di Luglio.
Si tratta – spiega via Arenula in una nota – del “primo pilastro di un ampio progetto di riforma”: L’obiettivo è l’abbattimento del 40% del tempo di definizione dei processi civili, secondo l’impegno assunto dal Governo con l’UE per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).[1]
Per la Guardasigilli, i cardini della riforma sono due: “rendere più immediata e sicura la risposta di giustizia nei tribunali e, aspetto tutt’altro che secondario, stimolare una cultura della ricomposizione consensuale dei conflitti, contrastando gli eccessi di litigiosità. Per questo si valorizzano con importanti incentivi fiscali gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie”. Tra le principali novità, la valorizzazione delle forme di giustizia alternativa, la semplificazione del procedimento civile (anche stabilizzando le innovazioni telematiche introdotte durante l’emergenza Covid), il rafforzamento della tutela del credito nel processo esecutivo, una semplificazione per i giudizi in materia di lavoro, l’istituzione di un rito unitario in luogo della frammentazione dei procedimenti di famiglia, preservando le specificità della giustizia minorile. La proposta mira a rideterminare altresì, la competenza dei giudici di pace in materia civile con emendamenti correlati alla più ampia riforma della magistratura onoraria, anch’essa in discussione in sede parlamentare.
Scettica appare l’opinione dell’ Unione Nazionale delle Camere Civili. Da una parte si contesta il permanere delle «preclusioni» che, a detta dell’UNCC, finiranno per moltiplicare i processi e rallentare la giustizia anziché velocizzarla, dall’altra si esprimono perplessità rispetto al potenziamento della risoluzione alternativa delle controversie, la c. d. “ADR”.
L’ UNCC segnala che “per opinione unanime, la disciplina delle preclusioni contenuta nel ddl appena emendato da Cartabia, moltiplicherà il numero dei processi, rallentando il complessivo funzionamento della giustizia civile. Il risultato saranno quindi processi più ingiusti e anche più lenti….il potenziamento delle Adr previsto dagli emendamenti riguarda in realtà soltanto la mediazione: la sua estensione consentirà agli istituti di mediazione di ricevere aiuti abbondanti dallo Stato, purtroppo forse in parte finanziati con un ulteriore aumento del contributo unificato, e quindi del costo di accesso alla giustizia. La negoziazione assistita, invece, rispetto alla proposta è stata fortemente depotenziata, soprattutto in quella materia familiare in cui aveva dato buona prova” [2]
Nello stesso senso appare anche l’opinione del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Maria Masi: “La riforma della giustizia civile rischia di disattendere gli obiettivi indicati dall’Onu nell’Agenda 2030 con la garanzia di accesso alla giustizia per tutti. Certamente disattende le aspettative legittime dell’avvocatura… Con l’attuale proposta di riforma sul Ddl civile, si onerano le parti, si gravano gli avvocati, esponendoli a non trascurabili ipotesi di responsabilità professionale, si rende complesso e difficile l’accesso alla giustizia, quasi fosse da considerarsi ‘punitivo’ il ricorso al giudice e alla giustizia.” [3]
Nel pieno del dibattito non resta che attendere il vaglio di Palazzo Madama.
Le nuove Linee Guida di Confindustria per la costruzione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo, ai sensi del D.LGS. 231/01, e le nuove Linee Guida ANAC in materia di whistleblowing
Il corrente periodo è denso di sviluppi e di riflessioni nell’ambito della compliance, infatti la Confindustria ha rilasciato un nuovo aggiornamento delle Linee Guida per la costruzione dei modelli organizzativi, la cui precedente versione risaliva al 2014.
Fra gli elementi di maggior rilievo si segnalano le tematiche relative alla responsabilità della holding nei gruppi di imprese e l’inquadramento, sempre più marcato, del tema della gestione dei rischi inerenti ai reati – presupposto nell’ambito di un sistema integrato di gestione aziendale e, in particolare, per i rischi di natura tributaria, ove possibile anche in ragione della sua applicazione, nell’ambito del c.d. Tax Control Framework.
Inoltre, si evidenziano le indicazioni relative al whistleblowing e ai canali di segnalazione, anche in riferimento all’imminente termine di adeguamento dell’ordinamento italiano alla c.d. Direttiva “whistleblowing” 2019/1937, vista anche la sua ampia portata applicativa.
Infine, quanto all’Organismo di Vigilanza, si ricorda la tematica dell’ indipendenza dello stesso in relazione alla dotazione di un adeguato budget annuale nonché rispetto alla dibattuta questione della sua composizione.
Con la Delibera n. 469 del 9 giugno 2021, sono state anche emanate le nuove Linee Guida ANAC in materia di whistleblowing, ai sensi dell’art. 54 bis del D.L.G.S. 165/01.
E’ evidente che sulla scorta delle novità introdotte dalla Direttiva 2019/1937 nonché dalla Legge n. 179/2017, il tema appare sempre più centrale come sopra si diceva, sia sotto il profilo degli ambiti applicativi che rispetto al settore pubblico e privato. La sola lettura del Sommario e della Premessa delle nuove Linee Guida, manifesta l’importanza delle stesse che, peraltro, superano quelle precedentemente adottate nel 2015.
Richiamando quanto si legge, proprio nella premessa del nuovo documento, la trattazione è suddivisa in tre parti che si incentrano sui “principali cambiamenti intervenuti sull’ambito soggettivo di applicazione dell’istituto…(pubblica amministrazione ed altri enti) tenuti a dare attuazione alla normativa, che ai soggetti – c.d. whistleblower – beneficiari del regime di tutela”.
Nella seconda parte vengono esaminati i temi della gestione della segnalazione e del ruolo del RPCT.
Infine, nella terza parte, sono trattate le procedure di ANAC in materia, anche quanto all’importante questione della comunicazione di eventuali misure ritorsive.
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